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UN NUOVO PENSIERO DALLA QUARANTENA DEDICATO AL MIO PAESE: CARATE BRIANZA, FRA RICORDI E MALINCONIA.

Ecco un nuovo pensiero dalla quarantena, che ho scritto in queste settimane. Questa volta è dedicato al mio paese, Carate Brianza, che non vedo da ormai più di due mesi.

Quelli che chiamo pensieri dalla quarantena , nascono in realtà come post di Facebook, sul mio profilo personale, e siccome stanno avendo un discreto successo, mi piace l’dea di svilupparli come si deve qui, nelle pagine del mio sito.

Carate Brianza, il paese dove vivono i miei genitori e dove ho vissuto io per quaranta anni….

Buona lettura.

CARATE BRIANZA

Per la prima volta nella mia vita sono più di due mesi che non torno a Carate.
Il paese dove sono cresciuto e dove, escludendo una piccola parentesi seregnese, ho in pratica vissuto per tutti i miei primi quaranta anni di vita.

Mi sono chiesto se e quanto mi manca, e appurato che la nostalgia che ne è conseguita non è tanto per il dover rinunciare alle vie e alle piazze conosciute ma bensì il dover rinunciare a una parte della mia vita che non tornerà più, ho provato a mettere insieme ricordi, aneddoti e pensieri legati a Carate Brianza, alle zone limitrofe e agli anni andati…

..penso alle vie dove da neonato mio padre mi portava la sera, nel passeggino, per farmi addormentare, perché pare che io dormissi solo e soltanto se non stavo in casa. La cosa è davvero curiosa, un piccolo moccioso di qualche mese che la sera aveva bisogno di uscire per addormentarsi tra il vociare dei grilli, le luci dei lampioni e i suoni delle sere di maggio.

..penso alla Valle dei Mulini a Verano, quel tratto di strada e di boschi che va dal ponte di Agliate alla vecchia cartiera di Briosco. Lì, dove al Molino Filo, abitava mia nonna. Lì dove ho passato tutti i miei anni più belli, quelli da bambino. Le corse nei prati, le corse in bicicletta e le missioni impossibili sulle sponde del Lambro alla ricerca di chissà quali avventure.

Boschi che hanno visto anche, con il passare degli anni, le prime ricerche di luogo appartato con qualche ragazzina e le prime sigarette fumate, rigorosamente senza aspirare, di nascosto per sentirmi grande e ribelle: che pirla!

IL BAR

.. penso al bar, il Zidor, la vera seconda casa che avevo a Carate. Mi piace pensare che come canta Ligabue ogni uomo ha bisogno di un Dio e di un bar. E io quel bisogno francamente l’ho sempre sentito. Sono entrato nel bar che avevo sei anni, un pomeriggio finito il doposcuola, e non ci sono più uscito. Più di trenta anni nello stesso posto, nello stesso locale.

Iniziando quel pomeriggio con un ghiacciolo, passando dai videogiochi, alla coca cola alla spina, alle prime birre piccole la domenica pomeriggio con i compagni di scuola, fino ad arrivare alle serate interminabili bagnate di gin tonic e di amici. Cosa c’è di più bello che avere un posto dove sai che troverai qualcuno che conosci senza la necessità di organizzarti e di sentirti prima?

IL PALIO

..penso ai ricordi legati al Palio di Carate Brianza, che i tempi moderni hanno cancellato, ma che resta ancora vivo ed intatto nella mia memoria di ragazzino. Era il weekend più bello dell’anno, i vari giochi e le varie sfide tra tutti i rioni del paese, il senso di appartenenza ai colori del quartiere, i carri la domenica pomeriggio e poi i fuochi artificiali la sera. E tutto il paese che si ritrovava nel grande parco che unisce Carate a Verano. Palio che ha ispirato una poesia contenuta nel mio primo libro Poesie PoP

carate brianza

..penso con un sorriso ai giardinetti che ci hanno visto crescere, agli amici che si chiamavano gridando nelle finestre dalla strada, alle lunghe ed interminabili partite a pallone e poi a tutti gli anni passati al campetto di basket ad Agliate.
Porto anche lì, proprio dietro la bellissima e famosissima basilica romana, un piccolo pezzo del mio cuore.

Un piccolo paradiso a pochi passi dal paese pieno di ragazzi con la passione per il pallone a spicchi avvolti in una splendida cornice verde con vista sul Lambro. Sono cresciuto anche lì, sono diventato chi sono anche lì, tra tiri da tre punti e accordi suonati nel prato con la chitarra.

..penso ai sabati pomeriggio in centro a Seregno, che per noi di questa zona della Brianza era il centro cittadino per antonomasia. Le lunghe schiere di negozi, le vie del centro piene di gente e la varietà di servizi a disposizione di chi come noi era cresciuto in paese e sentiva davvero il richiamo di dover andare a vivere un po’ la città.

Che Seregno era a un palmo di mano, e quando si esagerava si andava a fare vasche sotto l’Arengario a Monza o addirittura in Piazza Duomo a Milano. Anche se per noi brianzoli andare a Milano era un evento “della festa”, un caso eccezionale.

..insomma penso che la prima cosa che farò dopo il lockdown sarà ritornare una volata a Carate Brianza.
Anche perchè abitano ancora lì i due congiunti più importanti da andare a trovare.

E per questo, scusate, non c’è videochiamata che tenga.